EDITORIALE



W Palermo viva





Commento a “W Palermo viva”

Ivana Vitrano
Era il 1989 quando il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nel pieno evolversi della “Primavera di Palermo”, si rivolse al Prof. Luigi Cancrini, psichiatra, psicoterapeuta e deputato del Pci, per strutturare un piano di prevenzione e cura delle tossicodipendenze rivolto ai giovani ed alle famiglie multiproblematiche. In quella fase esistevano già i Servizi per le Tossicodipendenza (SerT), ma mancava del tutto una rete di servizi socio-sanitari rivolta ai minori che si occupasse in modo integrato della prevenzione delle tossicodipendenze ed, in generale, del disagio giovanile. Il progetto “W Palermo viva” portò all’apertura di dieci sportelli di ascolto ed aiuto nei “quartieri bersaglio” che in seguito si trasformarono in servizi sociali territoriali. Inoltre, una parte del progetto fu dedicata alla dispersione scolastica, alcuni operatori furono decentrati presso il Tribunale per i Minorenni, nelle comunità terapeutiche per tossicodipendenti, negli ambulatori dei servizi sanitari e fu istituito un centro a vertice specialistico di psicoterapia rivolto a famiglie multiproblematiche.
Il clima che si respirava a Palermo negli anni ’90 era quello che si era determinato intorno ai grandi processi di mafia ed alle prime importanti affermazioni di legalità nella città di Palermo. Giudici onesti come Falcone e Borsellino, con i quali Luigi Cancrini collaborò negli anni del progetto, avevano messo in crisi organizzazioni criminali che controllavano i traffici mondiali dell’eroina. Il progetto “Cancrini” si integrò attivamente tra le forze che in quella fase storica tentavano di ridare efficienza e trasparenza alla città, con un forte valore simbolico, nel momento in cui i processi penali rivelavano con chiarezza che i traffici di droga costituivano l’attività principale delle organizzazioni di criminalità mafiose. L’indicatore dell’efficacia scientifica e del movimento rivoluzionario politico e culturale che il progetto promosse nella città fu tristemente confermato dalle numerose minacce anche di morte subite in quel periodo da Luigi Cancrini. 
Alla luce di quanto detto, la preziosa opportunità professionale e formativa proposta dal progetto, costituì lievito professionale e culturale per il gruppo dei giovani professionisti, “temerari sulle macchine volanti”, ancora oggi identificato come “gruppo Cancrini”.
Colgo la preziosa occasione del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Sindaco Leoluca Orlando per ringraziare ed esprimere la mia gratitudine a Luigi Cancrini perché mi ha insegnato con competenza e amorevole dedizione il difficile mestiere del “prendersi cura” delle persone: “chi insegna è stato un allievo, non ci sono talenti innati e straordinari, bisogna avere l’umiltà di porsi in una posizione di ascolto e di volere apprendere” (L. Cancrini).
Lo ringrazio di avermi insegnato che buona parte dell’efficacia del nostro lavoro è connesso all’integrazione tra i servizi ed al confronto con gli operatori: troppo spesso si osservano ancora oggi, nei contesti istituzionali di tipo sociosanitario e giuridico, interventi “calati dall’alto”, lineari, con scarse potenzialità evolutive e poco rispondenti ai bisogni complessi espressi dalle persone.
Ringrazio Luigi Cancrini per avermi insegnato quanto sia utile avere sempre dubbi piuttosto che essere sicuri ed assicurati dal fatto di avere un’esperienza formativa e professionale alle spalle; questa incertezza permette sempre di mantenere la curiosità, di essere umili e di entrare con rispetto nelle stanze di terapia, di apprezzare il confronto con i colleghi e con le persone che ci chiedono aiuto e quindi prendere molto dallo scambio.
Ringrazio il Maestro perché da lui ho imparato che un clinico deve sempre assumersi la responsabilità etica di mettere in moto processi che possono favorire la costruzione di significati condivisi, con un sentimento di rispetto verso l’unicità di quella storia, di quel dolore espresso e delle premesse con cui si entra dentro la storia.
Qualche tempo fa, Luigi Cancrini espresse il desiderio di tornare a Palermo: “Se fossi più giovane tornerei molto volentieri a lavorare qui, per due motivi: il primo è la bellezza straordinaria e improvvisa della città, una bellezza che agisce sulla gente, sul funzionamento della mente; il secondo è la vitalità delle persone che qui hanno un amore per la vita difficile da incontrare altrove. Riuscire a fare incontrare la volontà di vita con il bisogno di aiuto è il compito di una buona amministrazione”.

Con profonda gratitudine.

Grazie Maestro.